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Aspromonte da vivere: viaggio nel Parco nazionale tra colori, sentieri e paesaggi da cartolina

Aspromonte da vivere: viaggio nel Parco nazionale tra colori, sentieri e paesaggi da cartolina

Oltre 64mila ettari per una delle aree protette più belle d’Italia dove natura, fauna e flora regalano a turisti e visitatori un’esperienza unica

Il Parco Nazionale dell’Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria, fa parte delle cosiddette Alpi Meridionali o calabresi, suddiviso tra alture, fiumare e particolari centri storici, alcuni dei quali abbandonati, ricchi di fascino, tradizioni ed enogastronomia tutti da scoprire.

Piante e fiori che si differenziano in base alla posizione geografica in cui si trovano, habitat naturale di una fauna che va dai mammiferi, ai rettili, agli anfibi.

Scopriamo insieme il Parco Nazionale dell’Aspromonte, uno dei più grandi dell’intera Italia del Sud, un posto caratterizzato dalla sua biodiversità in cui perdersi tra colori sgargianti e paesaggi unici. 

Istituito come Parco Nazionale nel 1989, è il sesto parco in ordine di tempo presente in Italia, ed esplorarlo diventa un viaggio a 360° che coinvolge natura, cultura, storia e tradizioni.

Oltre 60mila ettari che coinvolgono diversi comuni della provincia: Africo, Antonimina, Bagaladi, Bova, Bruzzano Zeffirio, Canolo, Cardeto, Careri, Ciminà, Cinquefrondi, Cittanova, Condofuri, Cosoleto, Delianuova, Gerace, Mammola, Molochio, Oppido Mamertina, Palizzi, Platì, Reggio Calabria, Roccaforte del Greco, Roghudi, Samo, San Giorgio Morgeto, San Lorenzo, San Luca, San Roberto, Sant’Agata del Bianco, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Santa Cristina d’Aspromonte, Santo Stefano in Aspromonte, Scido, Scilla, Sinopoli, Staiti, Varapodio.

Vari sono i percorsi che si possono fare alla scoperta di natura e cultura tramite una narrazione visiva fatta di luoghi veramente suggestivi, suddivisa tra flora, fauna e storia.

L’Aspromonte tra sentieri e paesaggi 

Se deciderete di esplorare questa magnifica area quasi alla punta della regione calabrese, vi accorgerete subito dei suoi bellissimi paesaggi.

Grazie ai sentieri presenti si può decidere di attraversare l’intero Aspromonte, avendo la possibilità di far spaziare la vista in un connubio perfetto tra mare e montagna, godendo della bellezza dei paesaggi naturali da cartolina che vi troverete davanti.

È possibile scegliere tra i vari percorsi che il parco propone. Dai percorsi tematici, suddivisi tra il Sentiero Italia Cai, il Sentiero del Brigante e il Sentiero dell’Inglese; il Sentiero Calabria, fatto di nove percorsi differenti, che vanno dal livello escursionistico a quello per esperti; il Sentiero del Parco; la Ciclovia dei Parchi in Calabria, che nella sua parte in Aspromonte regala la vista di bellissimi paesaggi e permette di visitare luoghi come il monolite di Pietra Cappa, l’Osservatorio della biodiversità di Gambarie, le cascate di Mundu e Galasia, la Serra dove Garibaldi fu ferito dai piemontesi, e il Lungomare Falcomatà a Reggio Calabria; e percorsi in mountain bike.

La flora tra migliaia di specie differenti

Mille e cinquecento specie differenti di flora, oltre il 50% di quella regionale, presenti grazie alla posizione geografica del massiccio aspromontano, situato proprio al centro del Mediterraneo, dove nel corso del tempo si sono sovrapposte tipi di piante e fiori di diverse origini che si sono adattate al clima. I differenti tipi di flora che si trovano nel Parco Nazionale dell’Aspromonte dipendono inoltre anche dalle varie condizioni climatiche che esistono sui diversi versanti che si affacciano su due mari diversi, il Tirreno e lo Ionio.

A bassa quota troviamo la ginestra, il corbezzolo, il cisto, il leccio, il mirto, la fillirea. Oltre alle specie a bassa quota caratteristiche dell’area mediterranea, troviamo boschi che rappresentano esempi unici a livello nazionale. Nelle zone più alte sono presenti varie faggete, tra le quali quelle a Monte Scorda e a Zervò, mentre nel versante ionico si possono vedere le pinete naturali.

La montagna habitat ideale di mammiferi, rettili e anfibi

Oltre che quella riguardante il mondo delle piante, la ricchezza del Parco Nazionale d’Aspromonte è dovuta anche alla presenza diversificata di animali, alcuni dei quali si pensavano scomparsi.

È tra questi il lupo, che era assente da due decenni dalla macchia mediterranea del parco. Seguono il ghiro, il gatto selvatico, lo scoiattolo meridionale – dalla pelliccia nera a differenza di quello più diffuso di colore marrone o rosso – la faina, la martora, la volpe, il tasso e la lepre, che si differenziano nella specie italica e in quella europea. Infine il driomio, piccolo animale che al momento risulta presente oltre che in Calabria solo in Friuli Venezia Giulia.

Dodici anni fa, inoltre, grazie ad un progetto volto a tutelare le specie di animali selvatici dell’Aspromonte, sono stati inseriti 75 esemplari di capriolo della sottospecie italica, che hanno ripopolato il parco dopo un’assenza di circa un secolo.

Tra gli anfibi si trovano la salamandra pezzata, la salamandrina dagli occhiali e l’ululone appenninico, facilmente riconoscibile grazie alla sua colorazione giallo-arancio.

Non mancano le specie di rettili che vanno dalla vipera, al cervone, al ramarro occidentale, fino ad arrivare alla più particolare testuggine di Hermann, animale antichissimo dal colore giallastro con macchie nere.

Presenti anche specie di lepidotteri, e trote e granchi caratteristici dei corsi d’acqua della zona.

La visita ai paesi nel cuore del parco  

Se volete vivere in modo completo la vostra esperienza all’interno del Parco Nazionale, non potete perdere la visita dei paesi che ricadono all’interno dell’area dell’Aspromonte.

Tra i vari percorsi che si possono effettuare, c’è quello che coinvolge l’area grecanica, con capofila Bova, capitale della Bovesia, patria dei greci di Calabria. Qui potrete fare visita, arrampicandovi tra i vicoli dalle casette tutte attaccate, ai ruderi del Castello Normanno, che sovrasta il paese, con la torre di guardia a dominio delle quattro porte della città. Unico in sud Italia per numero di reperti e di esemplari fossili, è il museo civico di Paleontologia. Passando per l’Amendolea arriverete fino a Gallicianò, uno dei pochi paesi in cui ancora si parla la lingua grecanica. Fiore all’occhiello è sicuramente la chiesa ortodossa dedicata alla Madonna della Grecia. Durante la vostra esplorazione incontrerete inoltre alcuni monumenti ed edifici che vale la pena visitare: come il santuario della Madonna della Montagna di Polsi a San Luca, la piccola chiesa di San Leo ad Africo, e il santuario del X secolo di San Nicodemo, sull’altopiano della Limina.

Tra le tappe da non perdere vi consigliamo Gerace, considerata città d’arte del Parco Nazionale dell’Aspromonte, chiamata un tempo Città Santa per via delle sue 128 chiese, di cui oggi se ne conservano 17. Viuzze, portali ed archi per un paese dalle radici normanne e bizantine che riserva delle sorprese tra un vicolo e l’altro. Tra le sue opere più belle c’è la Basilica, tra le più importanti del Sud e la più grande di tutta la Calabria.

Meno noto ma da visitare è Precacore, situato in cima ad una roccia con affaccio sulla Fiumara La Verde, diviso dall’abitato di Samo grazie al vallone Santa Caterina. Tra le case diroccate si trovano ancora la chiesa di San Giovanni Battista, all’interno della quale si possono ancora vedere delle tracce di un affresco della Madonna Nera, e quella di San Sebastiano, dove sono ancora visibili degli affreschi risalenti al ‘400. Tra i ruderi del castello e le vie ormai disabitate, troverete ad aspettarvi una vista meravigliosa.

Cascata di Cannavina: un tuffo nell’armonia della natura

Cascata di Cannavina: un tuffo nell’armonia della natura

Alla scoperta della valle del Savuto: un’avventura tra verdi sentieri storici, incantevoli cascate e la bellezza segreta della Cascata di Cannavina

Se sogni una fuga immersa nella natura e nella storia, la Valle del Savuto con la sua maestosa Cascata di Cannavina si presenta come la meta ideale. Situata nella provincia di Cosenza, questa affascinante vallata offre panorami mozzafiato, testimonianze archeologiche e radicate tradizioni locali.

Il fiume Savuto, che conferisce il suo nome alla valle, origina dalle maestose montagne della Sila e sfocia con grazia nel Mar Tirreno. Lungo il suo percorso, ti aspettano incantevoli panorami di boschi lussureggianti, cascate scroscianti, fiumi sinuosi e antichi borghi che conservano intatto il fascino di un’epoca passata. Conosciuto dagli antichi greci come Ocinarus e dai romani come Sabbatus, il fiume ha svolto un ruolo cruciale in importanti eventi storici.

Tra le gemme della Valle del Savuto, spicca la Cascata di Cannavina, un vero capolavoro naturale che si tuffa da un’altezza di 15 metri in un’acqua cristallina e rinfrescante. La cascata, quasi nascosta tra le rocce, è accessibile attraverso un sentiero agevole, adatto anche ai più piccoli (sebbene non consigliato per passeggini).

Per esplorare ulteriori tesori della valle, ti consigliamo di seguire i sentieri indicati dall’associazione Trekking Savuto Sila, impegnata nella manutenzione e nella segnaletica lungo il fiume.

Tra le opzioni proposte, spiccano tre percorsi principali: il sentiero “Tra Storia e Leggenda”, che inizia a Rogliano e raggiunge la Cascata di Cannavina e il Ponte di Tavolaria  ( costruito al tempo in cui la Calabria fu sotto il dominio spagnolo e risale al 1592 ) su una distanza di circa 5 km; il sentiero “Wild Savuto”, che forma un anello di circa 12 km attraverso boschi e torrenti; e il sentiero dei “Tre Ponti”, un percorso di 20 km che attraversa tre storici ponti, offrendo un’esperienza memorabile tra la storia e la natura della Valle del Savuto.

Il misterioso mondo delle fate del Reventino

Il misterioso mondo delle fate del Reventino

Ci sono storie che aleggiano tra i boschi. Storie e leggende che si tramandano da generazioni in generazioni nate forse per spiegare vicende oscure o per motivare la bellezza di alcuni luoghi. Soprattutto quando incantevoli gioielli della natura spuntano all’improvviso nei più sparuti angoli del territorio. Così avviene anche in Calabria, terra di luoghi “magici” che ipnotizzano per la loro bellezza e rimandano a racconti fiabeschi per descriverne l’origine.
Una di questi luoghi si trova nei boschi del Reventino, area terminale del massiccio della Sila Piccola.
Qui in territorio di Conflenti, nel Lametino, inoltrandosi per i sentieri emerge come d’incanto a “Petra di Fota”, un monolite alto circa 20 metri.
Il fascino fuori contesto e l’imponenza della rupe, ma soprattutto alcune caratteristiche dei suoi lineamenti ne hanno alimentato una leggenda, quella delle fate del Reventino. Osservando attentamente la sommità si denota che la roccia assume la forma di un trono. Sarebbe, secondo quanto si narra in questa parte della Calabria, il trono della regina delle fate che un tempo vivevano quest’area del bosco. E la cavità posta alla base della rupe costituirebbe un’antica e misteriosa grotta chiusa per magia.

Le fate del Reventino, “u monachiallu” e il mito della chiesa inghiottita

La leggenda, nata da queste caratteristiche, racconta che in un tempo remoto le ninfe dei boschi che popolavano la zona decisero di costruire qui una chiesetta. Per questo inviarono “u monachiallu”, un garzone misterioso, che si mise ad assoldare dei muratori per compiere l’opera. Gli uomini iniziarono a realizzare quella struttura ed ogni giorno il garzone portava loro cibi e bevande prelibate – preparati dalle fate – per ringraziarli dell’attività. Tutto sembrava andare nel migliore dei modi, fino a quando gli operai iniziarono a chiedere insistentemente a “u monachiallu” chi avesse preparato quegli squisiti manicaretti. Non potendo tradire le fate, non rivelò l’origine e per questo fu ucciso – in un momento di follia – dai muratori.

Così le fate sparirono come anche il cibo per gli operai – che per questo andarono via – e la chiesetta che stava sorgendo sprofondò sotto terra in un punto che ancora viene chiamata per questo “a fossa da gghiesa”. Stando ai racconti, chiunque si ritrovi in questi luoghi, sentirebbe ancora il suono delle campane di quella chiesetta rimasta incompiuta. C’è chi dice che quelle fate si sarebbero tramutate nelle tante rocce alloctone presenti nella zona, in attesa di risvegliarsi nel momento in cui il Monte Reventino si sarebbe unito a Monte Cocuzzo. Misteri, leggende e fascino che provengono da un luogo che suscita, senza alcun dubbio, forti emozioni.

Alla scoperta della Calabria selvaggia, il Canyon “senza nome”

Alla scoperta della Calabria selvaggia, il Canyon “senza nome”

Il Gran Canyon è sicuramente il più famoso paesaggio del mondo; eppure c’è un pezzetto di Arizona anche in Calabria e che ancora non ha un suo nome.

Se volessimo parlare della Calabria magnifica non basterebbero le pagine di un’enciclopedia. Le bellezze della punta dello stivale non sono sempre note: neanche i calabresi conoscono tutte le attrazioni naturali della loro regione.

Una di queste meraviglie è il Canyon Buttisco, conosciuto anche come Canyon di Rocca Boara. In realtà, un suo nome non ce lo ha ancora. Chi conosce la zona lo ha sempre chiamato così, ma geologicamente non ha una denominazione propria.

Al di là della connotazione scientifica, i curiosi che sono riusciti a inoltrarsi in questo gioiello della natura hanno portato come testimonianza foto e racconti.

Sembra che una parte dei canyon più famosi – quelli americani o africani – abbia preferito il clima mediterraneo. Precisamente tra le colline di San Lazzaro, a Motta San Giovanni, in provincia di Reggio Calabria.

I canyon calabresi: una vera e continua sorpresa

Di questa incredibile realtà ne hanno parlato sia Aspromonte Wild sia l’associazione culturale Mistery Hunters. Aspromonte Wild si occupa di escursioni nel territorio aspromontano, alla ricerca di posti incontaminati e selvaggi, mentre l’associazione di Mistery Hunters è alla ricerca di storie e posti pressoché sconosciuti.

Dall’ennesima esplorazione di Aspromonte wild del 2021 nasce l’itinerario del Canyon del Buttisco, una delle vie d’acqua più affascinanti e suggestive degli ultimi anni, una vera ed inaspettata sorpresa tra le colline di Lazzaro, nel Comune di Motta San Giovanni. L’ingresso al canyon ben nascosto dalla Rocca sovrastante la valle toglie il fiato, una vera ispirazione, da godere con tutti e cinque i sensi impiegando più tempo possibile affinché non sfugga nulla, l’incanto delle forme, le prospettive verticali e i mille odori concentrati in pochi metri circondati da vecchie arenarie strapiene di fossili. Le nostre vie d’acqua continueranno attraverso impluvi per raggiungere l’antica mastra di un mulino e percorrerla fino alla vista della Saitta e del Mulino stesso. Escursione adatta a tutti.”

Mistery Hunters: una nuova scoperta in Calabria ancora senza nome

Ecco di nuovo l’Aspromonte delle sorprese… e che sorprese!!! A Lazzaro, nel Comune di Motta San Giovanni, è da poco stato individuato un canyon costituito da una roccia chiara colore ocra, compatta, liscia, slanciata, elegante. Vecchie arenarie piene di fossili creano forme inimmaginabili: è la natura che trionfa. Sembra di essere in Medioriente oppure in Arizona ed invece siamo in Calabria, in un luogo che ancora non ha un nome certificato, infatti c’è chi lo chiama “Canyon del Buttisco” e chi “Canyon di Rocca Boara”.La zona è abbastanza selvaggia e dunque è meglio andarci con guide qualificate e certificate. Non smette mai di stupire la nostra meravigliosa Calabria con i suoi molteplici e meravigliosi luoghi nascosti.

Sentiero del Brigante: tutela paesaggistica in Calabria

Sentiero del Brigante: tutela paesaggistica in Calabria

Il primo sentiero tutelato come percorso tra storia, cultura e paesaggio dal Ministero della Cultura

ROMA E’ stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la dichiarazione di notevole interesse pubblico degli immobili e delle aree ricadenti nel perimetro del Sentiero del Brigante da sottoporre a tutela paesaggistica. Lo comunica l’Agenzia Cult. Si tratta del più vasto provvedimento di tutela paesaggistico in Calabria ed è il primo sentiero tutelato come percorso tra storia, cultura e paesaggio dal Ministero della Cultura.

Il sentiero

Il Sentiero del brigante ( info su www.sentierodelbrigante.it ) si estende lungo 140 km, dall’Aspromonte alle Serre, attraversa 2 province, incrocia 31 Comuni e 5 centri storici delle province di Reggio Calabria e Vibo Valentia, entrambi tutelati dal punto di vista paesaggistico che rappresentano i fulcri nodali di percezione del paesaggio urbano del contesto che si sta tutelando: Fabrizia, Mongiana, Bivongi, Serra San Bruno e Santo Stefano in Aspromonte.

Sentiero del Brigante: tutela paesaggistica in Calabria

Il provvedimento oltre a tutelare gli aspetti naturalistici, protegge anche centri storici attraverso regole qualitative condivise per la gestione delle trasformazioni in atto e future. Il Sentiero del brigante è un percorso culturale che diventa esperienza di conoscenza dei luoghi e di protezione dell’ambiente, della cultura e delle tradizioni, promozione delle risorse del territorio e sistema turistico alternativo e integrato. Si caratterizza infatti per il suo grande interesse naturalistico grazie alla presenza di foreste, torrenti, ruscelli, cascate, paesaggi alpestri e mediterranei, insediamenti rurali, dimore nobiliari, centri abitati, emergenze architettoniche, siti di archeologia industriale.

Dotato di segnavia di colore rosso-bianco-rosso con sigla SB nelle due direzioni di marcia, attraversa il Parco Nazionale dell’Aspromonte e il Parco Regionale delle Serre. Da Gambarie a Carmelia, si articola in varie tappe, Zervò, Trepitò, Passo del Mercante, Passo della Limina, Mongiana, Bivongi, fino a Stilo, con strutture d’accoglienza lungo il cammino o nelle sue immediate vicinanze e può essere percorso a piedi, in mountain bike o a cavallo ed è indicato in alcuni tratti per le attività didattiche. Dall’inizio alla fine il sentiero incontra numerosi siti di grande interesse, antiche dimore nobiliari, strutture fortificate, resti archeologici, boschi ricchi di biodiversità, viste emozionanti, villaggi caratteristici e diventa così accoglienza del popolo dei viaggiatori.

Il provvedimento di tutela paesaggistica del Sentiero del Brigante in Calabria permette di valorizzare, divulgare e proteggere ulteriormente una vasta zona ambientale di primaria importanza naturalistica della Calabria e di tutto il Sud Italia.

 

 

Viaggio tra le cascate della provincia di Reggio Calabria

Viaggio tra le cascate della provincia di Reggio Calabria

Quelle bellezze naturalistiche che tolgono il fiato, viaggio tra le cascate della provincia di Reggio Calabria.

Tour attraverso paesaggi mozzafiato. Vediamo dove si trovano le più spettacolari

Paesaggi mozzafiato, natura e relax lontani dal tran tran quotidiano. La Calabria è ricca di bellezze naturalistiche tutte da scoprire tra queste ci sono senza dubbio le cascate, ma quali sono le più belle da visitare nella provincia di Reggio Calabria? Il nostro viaggio tra le cascate della provincia di Reggio Calabria vi porterà tra le location più selvagge e spettacolari dell’intera Regione.

Il nostro tour parte dalle cascate dell’Amendolea o cascate Maesano che rientrano nel comune di Roghudi. Qui il tempo sembra essersi fermato, si tratta infatti di uno spettacolo a cielo aperto nell’Aspromonte. Il loro nome deriva dal fiume da cui si originano, si possono raggiungere anche in jeep e finiscono in un piccolo laghetto dove è possibile fare il bagno per chi non teme l’acqua gelida.

Nel cuore dell’Aspromonte e precisamente vicino al comune di Samo ci sono le cascate di Forgiarelle note anche con il nome di cascate di Ferraina, queste si possono però raggiungere da diverse località. Si trovano a circa  1200 metri  di altitudine e sono tra le più antiche. Qui il torrente Ferraina compie un salto di 70 metri. Meta ideale per gli amanti dell’avventura.

Conoscete invece le cascate del Marmarico a Bivongi? Forse non tutti sanno che sono le cascate più alte della Calabria e sono considerate tra le più belle della Penisola. Si trovano  all’interno del Parco regionale delle Serre e si caratterizzano per forza e maestosità tanto da essere spesso scelte come scenario per film di avventura.

Siete mai stati alle cascate di Mundu e Galasia grande e piccola a Molochio? Anche qui vi troverete immersi in un paesaggio da fiaba sempre all’interno del Parco Nazionale d’Aspromonte, due opere d’arte della natura che meritano di essere visitate. Il nome della prima deriva dal grecanico Mundu e significa nudo, il nome della seconda invece indica un burrone. Percorrere il sentiero tra la fitta vegetazione per raggiungerle è un’esperienza tutta da vivere.