da Redazione | Set 3, 2024 | Calabria Parchi, Calabria trekking
Oltre 64mila ettari per una delle aree protette più belle d’Italia dove natura, fauna e flora regalano a turisti e visitatori un’esperienza unica
Il Parco Nazionale dell’Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria, fa parte delle cosiddette Alpi Meridionali o calabresi, suddiviso tra alture, fiumare e particolari centri storici, alcuni dei quali abbandonati, ricchi di fascino, tradizioni ed enogastronomia tutti da scoprire.
Piante e fiori che si differenziano in base alla posizione geografica in cui si trovano, habitat naturale di una fauna che va dai mammiferi, ai rettili, agli anfibi.
Scopriamo insieme il Parco Nazionale dell’Aspromonte, uno dei più grandi dell’intera Italia del Sud, un posto caratterizzato dalla sua biodiversità in cui perdersi tra colori sgargianti e paesaggi unici.
Istituito come Parco Nazionale nel 1989, è il sesto parco in ordine di tempo presente in Italia, ed esplorarlo diventa un viaggio a 360° che coinvolge natura, cultura, storia e tradizioni.
Oltre 60mila ettari che coinvolgono diversi comuni della provincia: Africo, Antonimina, Bagaladi, Bova, Bruzzano Zeffirio, Canolo, Cardeto, Careri, Ciminà, Cinquefrondi, Cittanova, Condofuri, Cosoleto, Delianuova, Gerace, Mammola, Molochio, Oppido Mamertina, Palizzi, Platì, Reggio Calabria, Roccaforte del Greco, Roghudi, Samo, San Giorgio Morgeto, San Lorenzo, San Luca, San Roberto, Sant’Agata del Bianco, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Santa Cristina d’Aspromonte, Santo Stefano in Aspromonte, Scido, Scilla, Sinopoli, Staiti, Varapodio.
Vari sono i percorsi che si possono fare alla scoperta di natura e cultura tramite una narrazione visiva fatta di luoghi veramente suggestivi, suddivisa tra flora, fauna e storia.
L’Aspromonte tra sentieri e paesaggi
Se deciderete di esplorare questa magnifica area quasi alla punta della regione calabrese, vi accorgerete subito dei suoi bellissimi paesaggi.
Grazie ai sentieri presenti si può decidere di attraversare l’intero Aspromonte, avendo la possibilità di far spaziare la vista in un connubio perfetto tra mare e montagna, godendo della bellezza dei paesaggi naturali da cartolina che vi troverete davanti.
È possibile scegliere tra i vari percorsi che il parco propone. Dai percorsi tematici, suddivisi tra il Sentiero Italia Cai, il Sentiero del Brigante e il Sentiero dell’Inglese; il Sentiero Calabria, fatto di nove percorsi differenti, che vanno dal livello escursionistico a quello per esperti; il Sentiero del Parco; la Ciclovia dei Parchi in Calabria, che nella sua parte in Aspromonte regala la vista di bellissimi paesaggi e permette di visitare luoghi come il monolite di Pietra Cappa, l’Osservatorio della biodiversità di Gambarie, le cascate di Mundu e Galasia, la Serra dove Garibaldi fu ferito dai piemontesi, e il Lungomare Falcomatà a Reggio Calabria; e percorsi in mountain bike.
La flora tra migliaia di specie differenti
Mille e cinquecento specie differenti di flora, oltre il 50% di quella regionale, presenti grazie alla posizione geografica del massiccio aspromontano, situato proprio al centro del Mediterraneo, dove nel corso del tempo si sono sovrapposte tipi di piante e fiori di diverse origini che si sono adattate al clima. I differenti tipi di flora che si trovano nel Parco Nazionale dell’Aspromonte dipendono inoltre anche dalle varie condizioni climatiche che esistono sui diversi versanti che si affacciano su due mari diversi, il Tirreno e lo Ionio.
A bassa quota troviamo la ginestra, il corbezzolo, il cisto, il leccio, il mirto, la fillirea. Oltre alle specie a bassa quota caratteristiche dell’area mediterranea, troviamo boschi che rappresentano esempi unici a livello nazionale. Nelle zone più alte sono presenti varie faggete, tra le quali quelle a Monte Scorda e a Zervò, mentre nel versante ionico si possono vedere le pinete naturali.
La montagna habitat ideale di mammiferi, rettili e anfibi
Oltre che quella riguardante il mondo delle piante, la ricchezza del Parco Nazionale d’Aspromonte è dovuta anche alla presenza diversificata di animali, alcuni dei quali si pensavano scomparsi.
È tra questi il lupo, che era assente da due decenni dalla macchia mediterranea del parco. Seguono il ghiro, il gatto selvatico, lo scoiattolo meridionale – dalla pelliccia nera a differenza di quello più diffuso di colore marrone o rosso – la faina, la martora, la volpe, il tasso e la lepre, che si differenziano nella specie italica e in quella europea. Infine il driomio, piccolo animale che al momento risulta presente oltre che in Calabria solo in Friuli Venezia Giulia.
Dodici anni fa, inoltre, grazie ad un progetto volto a tutelare le specie di animali selvatici dell’Aspromonte, sono stati inseriti 75 esemplari di capriolo della sottospecie italica, che hanno ripopolato il parco dopo un’assenza di circa un secolo.
Tra gli anfibi si trovano la salamandra pezzata, la salamandrina dagli occhiali e l’ululone appenninico, facilmente riconoscibile grazie alla sua colorazione giallo-arancio.
Non mancano le specie di rettili che vanno dalla vipera, al cervone, al ramarro occidentale, fino ad arrivare alla più particolare testuggine di Hermann, animale antichissimo dal colore giallastro con macchie nere.
Presenti anche specie di lepidotteri, e trote e granchi caratteristici dei corsi d’acqua della zona.
La visita ai paesi nel cuore del parco
Se volete vivere in modo completo la vostra esperienza all’interno del Parco Nazionale, non potete perdere la visita dei paesi che ricadono all’interno dell’area dell’Aspromonte.
Tra i vari percorsi che si possono effettuare, c’è quello che coinvolge l’area grecanica, con capofila Bova, capitale della Bovesia, patria dei greci di Calabria. Qui potrete fare visita, arrampicandovi tra i vicoli dalle casette tutte attaccate, ai ruderi del Castello Normanno, che sovrasta il paese, con la torre di guardia a dominio delle quattro porte della città. Unico in sud Italia per numero di reperti e di esemplari fossili, è il museo civico di Paleontologia. Passando per l’Amendolea arriverete fino a Gallicianò, uno dei pochi paesi in cui ancora si parla la lingua grecanica. Fiore all’occhiello è sicuramente la chiesa ortodossa dedicata alla Madonna della Grecia. Durante la vostra esplorazione incontrerete inoltre alcuni monumenti ed edifici che vale la pena visitare: come il santuario della Madonna della Montagna di Polsi a San Luca, la piccola chiesa di San Leo ad Africo, e il santuario del X secolo di San Nicodemo, sull’altopiano della Limina.
Tra le tappe da non perdere vi consigliamo Gerace, considerata città d’arte del Parco Nazionale dell’Aspromonte, chiamata un tempo Città Santa per via delle sue 128 chiese, di cui oggi se ne conservano 17. Viuzze, portali ed archi per un paese dalle radici normanne e bizantine che riserva delle sorprese tra un vicolo e l’altro. Tra le sue opere più belle c’è la Basilica, tra le più importanti del Sud e la più grande di tutta la Calabria.
Meno noto ma da visitare è Precacore, situato in cima ad una roccia con affaccio sulla Fiumara La Verde, diviso dall’abitato di Samo grazie al vallone Santa Caterina. Tra le case diroccate si trovano ancora la chiesa di San Giovanni Battista, all’interno della quale si possono ancora vedere delle tracce di un affresco della Madonna Nera, e quella di San Sebastiano, dove sono ancora visibili degli affreschi risalenti al ‘400. Tra i ruderi del castello e le vie ormai disabitate, troverete ad aspettarvi una vista meravigliosa.
da Redazione | Gen 18, 2024 | Calabria Borghi, Calabria Natura, Calabria Parchi
Calabria: la regione più misteriosa e inesplorata d’Italia
Un’antica leggenda narra che la Calabria è opera di un Dio molto capriccioso, “che dopo aver creato diversi mondi, si è divertito a mescolarli tutti insieme”.
Effettivamente è molto difficile fornire una sola chiave di lettura per comprendere questa regione disomogenea, che non conosce monotonia e che Corrado Alvaro definì come la “regione più misteriosa e inesplorata d’Italia”.
La Calabria, punta arrotondata dello stivale italico, protesa al centro del mediterraneo, è una vera e propria cattedrale geologica, un luogo di culture che si intrecciano, si condividono, si rispettano.
Con il suo ricco patrimonio storico, culturale ed etnico, questa regione si offre al viaggiatore, anche al più esigente, con una vasta gamma di attrazioni che si coniugano perfettamente con la tradizionale ospitalità delle sue genti.
La varietà del territorio calabrese, contraddistinto da un clima mite, consente di vivere contemporaneamente, il mare e la montagna in qualsiasi momento.
Il paesaggio è dominato da imponenti massicci montuosi che lambiscono il mare con incantevoli promontori, alternati a litorali sabbiosi bagnati da acque limpide, cristalline.
Alla bellezza del paesaggio si accompagnano le testimonianze di una storia millenaria, che passa per la Magna Grecia e la Calabria Romana, per i luoghi di culto Bizantini, i suggestivi castelli medievali e poi ancora le torri spagnole che puntellano il periplo della regione.
Da sempre oggetto di conquiste per via della sua posizione strategica, per la particolarità del territorio ricco di rilievi e di vegetazione, per la sua natura generosa, la Calabria accolse i coloni Greci, grazie ai quali raggiunse il suo massimo splendore.
La fondazione delle colonie, tra le più potenti della Magna Grecia più tardi dominio romano, ha lasciato moltissime testimonianze leggibili in parchi e siti archeologici.
Un viaggio in Calabria significa attraversare luoghi senza tempo, rallentare i ritmi quotidiani, ritrovare la semplicità dei gesti lenti e lasciarsi ispirare dai colori, dai profumi e dai sapori forti e temprati, come la gente di Calabria.
Calabria: Cosenza e la sua provincia
Cosenza, il capoluogo di provincia più a nord della Calabria, sorge sui sette colli, a 238 m di altezza, nella valle del fiume Crati, alla confluenza di quest’ultimo con il Busento, nel cui letto si dice sia sepolto il leggendario tesoro di Alarico.
Per accostarsi all’antica Consentia, che i Bruzi fondarono nel IV secolo a.c., e scelsero come propria capitale, non si può che partire dal suo centro storico, abbarbicato sul colle Pancrazio.
Si percorre in salita il suo corso signorile, tra botteghe, antichi palazzi, facciate maestose, che restituiscono l’atmosfera di una qasba un tempo animata dal commercio degli artigiani e dei viandanti.
Dalla Fontana dei 13 Canali sgorga l’acqua proveniente dall’acquedotto dello Zumpo in Sila; lungo Corso Telesio si trovano la Casa delle Culture e il Duomo del 1100, dichiarato dall’UNESCO “testimone di una cultura di pace”.
Su uno dei sette colli (il Pancrazio) si staglia la figura del castello svevo, imponente fortezza anch’essa millenaria che fu roccaforte di Federico II di Svevia, Imperatore-magnate profondamente innamorato della città.
Definita da molti studiosi come l’Atene della Calabria per il notevole impulso di energie intellettuali autoctone, che le fecero conoscere un periodo di grande prosperità ed espansione tra XV e XVI secolo.
Il Santuario di San Francesco a Paola
Il rapporto tra i Calabresi e la religiosità è strettissimo. In ogni angolo della regione vivono riti e tradizioni legati alla celebrazione del sacro.
Francesco d’Alessio, vissuto qui nella seconda metà del 1400 e proclamato Santo nel 1507, conosciuto in tutta Europa col nome di San Francesco da Paola.
Il prestigioso santuario è meta di pellegrinaggio da tutta Italia. Sorge nella parte alta e collinare della cittadina, in una valle costeggiata da un torrente e ricca di vegetazione.
La basilica antica, in stile romanico, che risale al XVI secolo, è composta da un’ampia aula principale piuttosto spoglia e da un’unica navata laterale a destra che ha il suo culmine nella sontuosa cappella barocca, la quale custodisce le poche reliquie di San Francesco pervenute a Paola.
Nel chiostro del Santuario, chiuso verso l’esterno con vetrate, si trova il roseto del Santo, che costituisce oggi un folto giardino e ospita, lungo le sue pareti interne, affreschi raffiguranti i principali episodi della vita del Santo.
Nei pressi di Paola c’è il sentiero dei miracoli, un percorso tra i boschi in cui le tappe ricordano tra storia e leggenda la vita del santo.
La Riviera dei Cedri
La Riviera dei Cedri si estende lungo il Mar Tirreno, dal Comune di Tortora a nord a quello di Paola a sud, e include anche diverse zone montane a ridosso della costa, sulle pendici dei Monti dell’Orsomarso, catena montuosa del Parco Nazionale del Pollino.
Nell’entroterra valli coltivate a cedro, borghi medievali arroccati e le foreste del Parco del Pollino da cui si gode una vista meravigliosa sul Golfo di Policastro.
Il litorale della Riviera dei Cedri si snoda in 80 chilometri di spiagge. Un rincorrersi di falesie, terrazzi marini, archi e ponti di roccia, montagne pensili con lecci, eriche, lentischi e mirti.
Sabbia finissima e ciottolato, fondali popolati da gorgonie e stelle marine, sono alcune delle caratteristiche che hanno reso Praia a Mare, con il suo castello trecentesco e la cinquecentesca torre di guardia, una delle località turistiche più rinomate della Calabria. L’isola di Dino, a sud del paese, come un grosso cetaeo, emerge dal mare.
L’imponente sperone di roccia, dove vegeta la Primula palinuri, specie protetta fra le più antiche della flora italiana è famoso per le sue grotte suggestive dai nomi fantasiosi. Da Fiuzzi a San Nicola Arcella è un continuo barbaglio di colori tra mare, cielo e terra.
Scalea è a 20 Km da Praia a Mare. Il paesino, le cui origini risalgono al paleolitico, ha un meraviglioso centro storico disposto a gradinate sulla collina, con resti di antiche mura e suggestive viuzze strette e tortuose.
Nell’incantevole specchio di mare compreso tra Amantea e Belmonte Calabro affiorano i due scogli di Isca, già noti ai tempi di Omero, tappa obbligata per chi ama immergersi tra scogliere e madrepore.
Istituita nel 1991 da WWF locale, l’Oasi blu degli Scogli di Isca è un’area protetta che si estende intorno agli scogli inabissati di uno splendido fondale, tappezzato di praterie di posidonia e dove è facile vedere anche delfini e tartarughe Caretta Caretta .
Diamante è nota come la città dei Murales: oltre a un centinaio sono le opere realizzate sulle pareti delle case dei pescatori nel centro storico.
Il Cedro : Oro Verde di Calabria”
Il Cedro di Calabria appartiene alla specie del Cedro Acido. In particolare quello che si produce nel territorio della Riviera dei Cedri è la cosiddetta Liscia Diamante di Santa Maria del Cedro.
La qualità pregiata che lo caratterizza è dovuta a diversi fattori: alla cura dei cedricoltori, che da generazioni si tramandano l’amore per questa faticosissima coltura e al clima mite. L’economia della Riviera dei Cedri è stata per molti anni legata alla produzione del cedro tanto da attribuirgli l’appellativo di “Oro Verde di Calabria”.
Ancora oggi i rabbini giungono sulla riviera dei Cedri nella stagione della raccolta per scegliere i frutti dell’albero (la varietà “Cedro Etrog” veniva utilizzata come elemento simbolico/religioso già a partire dalla metà del XIX secolo). I frutti, chiusi in cassette di legno, vengono inviati alle diverse comunità ebraiche sparse nel mondo per celebrare il Sukkoth, una delle solennità religiose più importanti del calendario ebraico.
Nella gastronomia tradizionale calabrese è diffusa l’abitudine di impreziosire con l’intenso aroma del Citrus medica pietanze di carne e di pesce, ma soprattutto l’olio. Dalla sua lavorazione si ricavano liquori dolci e sciroppi, marmellate, viene impiegato nell’industria dolciaria come candito, ma può trovare anche utilizzo nell’ambito medico, fitofarmaceutico e cosmetico.
da Redazione | Dic 26, 2023 | Calabria Natura, Calabria Parchi
Nibbio reale in Aspromonte
Life Milvus è il nome del progetto attraverso il quale è stata messa in campo un’importante attività mirata a ripopolare il Parco Nazionale dell’Aspromonte con i nibbi reali. Il progetto è cofinanziato dalla Commissione Europea, della quale l’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte è coordinatore, affiancato da E-Distribuzione S.p.A, da Regione Calabria e dall’associazione Conservatoire des espaces naturels de Corse (Corsica). Dai responsabili del progetto Life Milvus si apprendono le ultime, buone, notizie sugli otto nibbi reali rilasciati lo scorso luglio 2023 nel Parco Nazionale dell’Aspromonte.
I giovani esemplari originari del Cantone di Friburgo, in Svizzera, sono costantemente monitorati dal team di ornitologi del progetto. In autunno, in genere, una parte della popolazione svizzera migra verso sud per svernare nella Francia o nella Spagna meridionale, mentre una parte rimane in Svizzera anche durante la stagione invernale. Non era quindi scontato il comportamento dei giovani esemplari trasferiti in Calabria. Gli otto nibbi reali liberati nel Parco Nazionale dell’Aspromonte per ora si sono suddivisi equamente: ad oggi, quattro di essi sono rimasti in Calabria meridionale, mentre quattro si sono trasferiti nella parte centro settentrionale della Sicilia. I quattro individui approdati in Sicilia si sono aggregati ad altri conspecifici con i quali condividono i dormitori (roost), secondo un’abitudine tipica della specie.
Il progetto LIFE MILVUS – “Misure per la conservazione del nibbio reale in Calabria (Italia) e in Corsica (Francia)” (LIFE18 NAT/IT/000917) ha come obiettivi principali l’insediamento di una popolazione di nibbio reale nel Parco Nazionale dell’Aspromonte e la conservazione a lungo termine della specie in Corsica. Partito ad ottobre 2019, il progetto, coordinato dall’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte, si concluderà nel 2025.
da Redazione | Dic 13, 2023 | Calabria Natura, Calabria Parchi
Il foliage autunnale nel Parco Nazionale della Sila che trasforma i paesaggi in opere d’arte naturali e uno spettacolo ricco di colori
Il foliage della Sila sa regalare spettacoli senza pari. I paesaggi autunnali si trasformano in veri e propri dipinti, dove la natura crea un’atmosfera magica trasformando i boschi in vere e proprie opere d’arte. Il verde rilucente delle foglie ha ceduto il passo a una ricca varietà di tonalità, in un’esplosioni di colori unici. I gialli dorati, gli arancioni brillanti, i rossi fiammeggianti, il viola e il marrone creano una sinfonia di colori che incanta gli occhi con l’odore pungente nell’aria e la fresca brezza autunnale.
Il foliage che si può ammirare in Sila resta uno dei più belli visibili in tutta Italia. Questo affascinante fenomeno è tipico dei boschi del Nord America ricchi di caducifoglie, soprattutto aceri, dai profumi pungenti e dai colori variopinti, che porta le chiome degli alberi a cambiare colore durante i mesi autunnali. Le condizioni meteorologiche, la quantità di luce solare e la temperatura giocano un ruolo cruciale in questa trasformazione. L’alternanza di giorni caldi e soleggiati a notti fredde (ma non gelate), infatti, favorisce le bellissime sfumature delle piante decidue, perché la clorofilla contenuta nel fogliame si degrada progressivamente rivelando gli altri pigmenti presenti. Ogni albero contribuisce, con la propria unicità, a creare una sinfonia cromatica.
Il foliage della Sila che celebra l’autunno
In Italia è possibile ammirare il foliage autunnale, in tutto il suo splendore in diverse regioni, come la Val di Funes in Alto Adige, nella Foresta Umbra, sui Monti Cimini nel Lazio, nelle Foreste Casentinesi in Toscana, nel Parco Nazionale della Majella in Abruzzo e naturalmente, fino a quanto la neve non inizierà a cadere, nei boschi del Parco Nazionale della Sila, dove pini, faggi, olmi montani, betulle, abeti, pecci, aceri, pioppi, frassini e tutte le piante che popolano l’altopiano, celebrano l’autunno con i suoi colori.
La Sila offre una varietà di piante difficilmente riscontrabile in altre zone dello stivale. Il foliage è diventato negli ultimi anni anche sinonimo di escursionismo, visite guidate, trekking fotografici ed itinerari enogastronomici nel cuore del Parco nazionale. Le foglie, una volta giunte al loro culmine di bellezza, lasceranno lentamente spazio all’inverno oramai prossimo. Questa transitorietà rende il foliage autunnale uno spettacolo ancora più prezioso, da cogliere ed apprezzare appieno.
da Redazione | Nov 29, 2023 | Blog/News, Calabria Parchi
Nel novembre del 1993, due anni dopo la legge-quadro sulle aree protette, è stato istituito il più vasto Parco italiano per estensione. Un mondo di rocce, lupi, pini loricati e tradizioni che regala emozioni uniche.
L’Italia della natura protetta ha fatto un balzo in avanti meno di due anni prima, quando il Parlamento ha approvato la legge n. 394 del 6 dicembre 1991. Un provvedimento che gli ambientalisti chiedevano a gran voce da decenni, che mette fine a una lunga discussione in materia di Parchi e Riserve, che ha un enorme impatto sul territorio. Grazie alla legge-quadro, in pochi anni, i Parchi nazionali italiani salgono da cinque a una ventina (oggi sono 26) compreso il Parco nazionale del Pollino.
La vigilanza sui Parchi, con l’eccezione di quelli “storici” del Gran Paradiso e d’Abruzzo, viene affidata al Corpo Forestale dello Stato, che poi lascerà il posto ai Carabinieri Forestali.
Tra il 1988 e il 1989, mentre la legge-quadro è in discussione, altri Parchi nazionali come quelli dei Sibillini e del Pollino, hanno iniziato a nascere grazie a dei decreti-legge appositi. Dopo l’approvazione della legge 394, dei provvedimenti specifici formalizzano via via l’istituzione e le planimetrie dei nuovi Parchi. Uno di questi, del 15 novembre del 1993, sancisce la nascita del Parco Nazionale del Pollino.
Caratteristiche e Biodiversità del Parco
Si tratta di un’area protetta che con i suoi 192.565 ettari è la più vasta d’Italia (la seguono il Cilento-Vallo di Diano e il Gran Sasso-Laga), che interessa due Regioni (Basilicata e Calabria), tre Province (Cosenza, Matera e Potenza) e ben 82 Comuni. La sede dell’Ente Parco è a Rotonda, sul versante lucano.
Oltre al massiccio del Pollino e della Serra Dolcedorme, che con i suoi 2266 metri è la vetta più alta, fanno parte del Parco il Monte Alpi di Latronico, in Basilicata, le selvagge vette dell’Orsomarso in Calabria, e ampie zone collinari affacciate sul Tirreno e sullo Jonio. L’area naturale che gode di un ampio prestigio naturalistico è composta di rocce dolomitiche, di bastioni calcarei, di pareti di faglia di origine architettonica, di dirupi, di gole molto profonde, di grotte carsiche, di timpe di origine vulcanica, di inghiottitoi, di pianori, di prati, di pascoli posti ad alta quota, di accumuli morenici, di circhi glaciali e di massi erratici.
Grazie al Parco, vengono tutelati monumenti naturali come il canyon del Raganello e la valle del Lao, migliaia di ettari di rigogliose faggete, l’intero areale del pino loricato, una conifera dalla forma bizzarra e contorta che cresce nelle aree più rocciose e più impervie. Qualche anno prima, ai piedi della Serra delle Ciavole, erano stati individuati due esemplari di pini loricati vicini ai 1.000 anni di età.
Nel Parco Nazionale del Pollino, dal momento della sua istituzione, vivono il lupo, l’aquila reale, il capriolo, lo scoiattolo meridionale (dal pelame molto scuro), il gufo reale e il microscopico driomio calabrese, un roditore presente solo su poche montagne del Sud. Negli anni successivi verrà reintrodotto l’avvoltoio grifone e sarà confermata la presenza della lontra nei fiumi.
Sviluppo del Parco Nazionale del Pollino
Grazie al Parco, negli anni, si rilanciano sapori e prodotti del territorio, nasce una rete di centri visitatori e musei, cresce l’afflusso verso siti storici straordinari come la Grotta del Romito, presso Papasidero, dove il graffito di un “bos primigenius” è tra i capolavori dell’arte preistorica europea. Partono i progetti a tutela della cultura degli “Arbëreshë”, i discendenti degli albanesi immigrati tra il Quattro e il Cinquecento, durante l’invasione turca dei Balcani.
Tra gli escursionisti, già da anni, sono famosi i sentieri che salgono al Pollino, alla Serra del Prete e al Dolcedorme, e dopo il 1993 iniziano a essere frequentati anche i massicci meno noti. La creazione di una rete di sentieri segnati è più recente.
Oltre all’escursionismo a piedi si sviluppano quelli in mountain-bike e a cavallo, lo scialpinismo e le ciaspole, l’alpinismo invernale, la discesa dei canyon e il rafting sulle acque del Lao. La speleologia, come racconterà nel 2021 il film “Il buco” di Michelangelo Frammartino, è praticata da decenni. Il titolo di Geoparco dell’UNESCO, che si aggiunge da qualche anno a quello di Parco nazionale, conferma la bellezza e l’interesse scientifico di grotte, canyon e altre formazioni rocciose.
“Nell’ambito delle complesse sfide che ci aspettano, il Pollino e gli altri i Parchi avranno un ruolo di laboratori dove sperimentare modelli virtuosi di convivenza con la natura” ha detto la presidente Viola. “Essere parte di un’area protetta è un valore aggiunto e una straordinaria opportunità di sviluppo locale”.
da Redazione | Nov 21, 2023 | Calabria Natura, Calabria Parchi
Ali maestose della Calabria: il trionfo della conservazione con il ritorno del Grifone, una storia di adattamento straordinario e avvistamenti epici a oltre 1200 metri d’altitudine
Il Grifone (Gyps fulvus), imponente rapace che si distingue come il più grande uccello della Calabria, ha vissuto una notevole storia di reintroduzione nella regione a partire dagli anni 2000. Questo imponente volatile ha trovato il suo rifugio lungo le valli del Raganello, all’interno del territorio di Civita, una località incastonata nel cuore del suggestivo Parco Nazionale del Pollino.
La grandiosità del Grifone è enfatizzata dalla sua apertura alare, che in età adulta può estendersi fino a 240 cm, raggiungendo eccezionalmente anche i 280 cm. Questo conferisce a questa specie di rapace una presenza maestosa e imponente che ne fa uno degli esemplari più significativi dell’avifauna calabrese.
Un episodio di rilievo risale a febbraio del 2020, quando un maestoso esemplare originario dell’area di Civita è stato recuperato a Cirella, confermando la capacità di questi uccelli di spostarsi attraverso la regione calabrese e oltre.
Ancora più recentemente, nel febbraio del 2023, è stato segnalato un avvistamento straordinario di un Grifone nel Parco Nazionale della Sila. L’uccello è stato osservato a un’altitudine sorprendente, superando i 1200 metri, nelle vicinanze del comune di San Giovanni in Fiore, situato nella provincia di Cosenza. Questo avvistamento rappresenta un significativo ampliamento del raggio di distribuzione della specie, evidenziando la sua capacità di adattarsi a diverse aree geografiche della Calabria.
Il Grifone continua a suscitare meraviglia e interesse nella regione calabrese, confermandosi non solo come il più grande uccello della zona ma anche come un simbolo di successo per gli sforzi di conservazione e reintroduzione compiuti negli ultimi decenni. La sua presenza, sia in territori noti come le valli del Raganello che in luoghi precedentemente inesplorati come la Sila, testimonia la vitalità di questi sforzi e l’importanza di preservare e proteggere la ricca diversità faunistica della Calabria.