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Le meraviglie di un gioiello reggino: viaggio per immagini alla scoperta di San Giorgio Morgeto

Le meraviglie di un gioiello reggino: viaggio per immagini alla scoperta di San Giorgio Morgeto

Bellezza, territorio e stupore. Questo è San Giorgio Morgeto comune della città metropolitana di Reggio Calabria facente parte del Parco Nazionale dell’Aspromonte.

Il paese è di origine antichissima e alla sua storia è legato il nome dell’Italia; addirittura già ne scriveva, nel I secolo a.C., lo storico greco Dionigi di Alicarnasso.  Lo si fa risalire all’opera di re Morgete, successore del mitico Italo. La Calabria, inoltre, ha sempre guardato all’Oriente e nel X secolo i monaci basiliani vi giunsero, costruendo un monastero dedicato a San Giorgio di Cappadocia e una Chiesa consacrata a Santa Maria dell’Odigitria e divenendo punto di riferimento importante per le varie popolazioni che abitavano la zona.

Riguardo al nome, sempre intorno al Mille, quello di San Giorgio, pare derivi dal martire cristiano ritenuto dai cittadini l’autore di un miracoloso allontanamento del pericolo saraceno. Il paese sorge su uno sperone di roccia dominato dal Castello, quasi distrutto dal sisma nel 1783 che danneggiò tutto l’abitato e il convento domenicano, conosciuto anche per aver ospitato il filosofo Tommaso Campanella.

A San Giorgio Morgeto sono presenti numerosi palazzi signorili: la storia del paese è segnata dalla convivenza di potenti signorie che controllavano da quassù i propri poderi e i territori nelle vallate e tutt’intorno; molteplici sono le cappelle costruite o all’interno o all’esterno dei palazzi stessi, come la Chiesa di S. Antonio,  appartenente ad una famiglia aristocratica, Ammendolea Florimo, che abitava il palazzo di fronte.

I palazzi sono imponenti e inglobano veri e propri pezzi di paese, assumendo forme importanti. Importante notare i particolari, come i portali bugnati settecenteschi che sottolineavano la potenza di queste famiglie.

La ristrettezza dei vicoli interni è uno dei tratti distintivi dell’antico ed affascinante borgo di San Giorgio Morgeto. Ma il particolare vicoletto, con i suoi soli 40 centimetri di larghezza batte ogni record conquistando il primato del vicolo più stretto d’Italia. Attraversato da una caratteristica scaletta interna che ne rende più agevole la percorrenza, la via è situata a pochi metri dal piazzale antistante l’antico Castello Normanno-Svevo, per questo denominato localmente «il Passetto del Re».

Secondo una leggenda popolare, infatti, lo stesso costituiva una via di fuga per il Re Morgete, nei casi di invasioni o durante i tentativi di espugnazione della fortezza reale: il sovrano aveva la possibilità, nelle situazioni più estreme ed ove inevitabile, di fuggire attraverso la stretta via secondaria, per poi far disperdere le proprie tracce immergendosi tra le decine di piccoli vicoli che, come in un labirinto, si diramano e si incrociano all’interno del borgo. Ma non è questa l’unica suggestione legata al vicolo: secondo la tradizione, percorrere il «Passetto del Re» è un atto di buon auspicio.

Visitiamo, poi, la Chiesetta del Carmine, annessa al Palazzo Ambesi, in cui ammiriamo una pregiata tela, le colonne con capitelli in stile barocco e la statua di Santa Filomena. Infine, ci rechiamo alla “Porta del Parco”, che ospita arte e artigianato del popolo dei morgeti, tra cui una ricostruzione in miniatura del Castello, che sarà la nostra tappa successiva”.

Il Castello, posto su una strategia altura, in cima al borgo, rappresenta uno straordinario esempio di architettura difensiva normanno-sveva in Calabria. Si erge in posizione dominante, su un paesaggio invidiabile che abbraccia i due mari, baluardo difensivo di grande importanza. Ha subito numerosi rimaneggiamenti, tra il XIV e il XVI secolo, mentre, dopo il catastrofico terremoto del 1783, venne quasi abbandonato.

Oggi, fortunatamente, è stato valorizzato come merita, divenendo luogo d’incontro per eventi, mostre e convegni, concerti e manifestazioni culturali. Del Castello si può ancora ammirare la Torre Mastio, di forma quadrangolare, a due livelli coperti con volte a botte, a cui si accede dalla parte superiore affrontando una salita. Anche qui da notare una serie di dettagli, i basamenti delle torri, la Cisterna e, infine, la suggestiva visuale della piana da cui scorgiamo la Sicilia, le Eolie e lo Stretto in tutto il suo fascino.

Respirare aria pulita in Calabria, terra senza smog e patria della Dieta mediterranea

Respirare aria pulita in Calabria, terra senza smog e patria della Dieta mediterranea

Circondata dal mare e ricca di eccellenze gastronomiche, qui Pitagora con la sua Scuola insegnò al mondo a pensare. Una regione in cerca della strada giusta per rilanciare l’economia turistica e che ha l’enorme opportunità di poter garantire stili di vita a misura d’uomo con radici antichissime

Aria salubre

Venite a respirare aria pulita in Calabria, terra in cui lo smog è solo una parola straniera! In Sila, sul Pollino, sull’Aspromonte, nelle Serre… Concedetevi un weekend lungo o una settimana nella regione più antica d’Italia, quella nella quale è stata scoperta, da due scienziati americani, la Dieta Mediterranea. La Calabria ha poche industrie (ormai si potrebbe dire per fortuna), non ha metropoli inquinate, ha un’orografia fatta di alte montagne, colline, valli e coste accarezzate di continuo dal vento. La Calabria è stretta ed è quasi del tutto circondata dal mare, per cui in trenta minuti di viaggio ti consente di passare dai panorami jonici e tirrenici a quelli delle foreste di pini larici e di abeti bianchi.

Natura lussureggiante

La Calabria è natura lussureggiante, è cultura, è tradizioni, è il profumo della storia, è stili di vita a misura d’uomo. Vieni in un borgo delle aree interne di cinque province che sono una più bella dell’altra: farai la spesa quotidiana salutando il panettiere, il fruttivendolo, il macellaio, la negoziante del piccolo esercizio di alimentari. Niente stress, niente aria irrespirabile e mascherine, niente mezzi pubblici in cui sembri più una sardina in un vasetto che non un essere umano, ma solo sorrisi e strette di mano.

Prodotti gastronomici

In Calabria si producono formaggi con il latte delle mucche e delle pecore, e non nelle industrie che usano le polverine. In Calabria i salumi sono un’arte, tramandata da secoli e secoli, che utilizza maiali allevati con cura e con alimenti di prima scelta: le “lacrime” delle soppressate e delle salsicce di Calabria sono lacrime di gioia, di gusto, di genuinità. Ti chiediamo scusa viaggiatore e turista se ti imbatterai in qualche disagio dovuto a quanti hanno scambiato la politica per privilegio feudale e per gestione clientelare, invece che considerarlo un nobile strumento per occuparsi dei problemi e delle esigenze della comunità. Ma la gente di Calabria saprà accoglierti come se arrivassi in una famiglia. Prima di partire fatti una scorta di olio extravergine di oliva delle cultivar straordinarie che ancora si coltivano dal Reggino al Crotonese, dal Vibonese al Catanzarese e al Cosentino: forse conoscerai la Calabria per il suo tono “piccante”, ed è vero, ma ricorda che è soprattutto la terra dell’olio più buono e ricco del pianeta.

Storia e tradizioni

Muovendoti in Calabria, che è un immenso libro di storia, potrai giungere in comunità dove si parla ancora il greco antico, o la lingua degli arbëreshë albanofoni, o dove ascolterai parole che derivano dal greco di Achille e di Ulisse, dal latino di Cicerone, dall’arabo o addirittura dai Longobardi. L’eco dei millenni si avverte di continuo in Calabria, tra monumenti, tradizioni, parchi archeologici, e la ritrovi anche nei cibi: dai dolciumi alle carni e agli ortaggi, dalla pasta all’uso di erbe spontanee e di piante aromatiche. In un prato della Calabria, o incamminandoti lungo qualche pendio affacciato sul mare, potrai comprendere il concetto di biodiversità, di ricchezza della natura e dei pascoli che nutrono greggi e mucche podoliche allevate allo stato brado. Intanto continua a respirare aria pulita, fanne buona riserva prima di ritornare a vivere tra la nebbia e le polveri sottili.

L’eredità della Magna Grecia

In Calabria lo smog non esiste e respirare aria pulita rappresenta la normalità. Il giorno in cui ci libereremo dello smog dei feudatari che ancora guardano al privilegio di pochi piuttosto che al benessere di tutti, ti diremo che il Paradiso in Terra immaginato dallo spirito profetico di Gioacchino da Fiore, lodato anche dal sommo Dante Alighieri, esiste davvero: e lo trovi in Calabria! E non dimenticare mai, viaggiatore, che in Calabria il mondo occidentale ha iniziato a pensare con Pitagora e la sua Scuola. In Magna Grecia è nata la filosofia ed ogni scienza ha avuto la sua spinta iniziale: aritmetica, geometria, fisica, astronomia, medicina, regole della nutrizione connesse alle attività sportive, finanche la musicologia. Nella profondità di pensiero dei Calabresi ritroverai le radici del Pitagorismo che esaltò il concetto di armonia universale. E se accanto all’aria pura vorrai anche capire che vivi in una realtà troppo rumorosa, fai un salto a Serra San Bruno dove i Certosini scoprono Dio ogni giorno nel silenzio. Il silenzio quale via per incontrare Nostro Signore e coltivare la fede: lo insegnò Brunone di Colonia ai propri discepoli.

Cascata di Cannavina: un tuffo nell’armonia della natura

Cascata di Cannavina: un tuffo nell’armonia della natura

Alla scoperta della valle del Savuto: un’avventura tra verdi sentieri storici, incantevoli cascate e la bellezza segreta della Cascata di Cannavina

Se sogni una fuga immersa nella natura e nella storia, la Valle del Savuto con la sua maestosa Cascata di Cannavina si presenta come la meta ideale. Situata nella provincia di Cosenza, questa affascinante vallata offre panorami mozzafiato, testimonianze archeologiche e radicate tradizioni locali.

Il fiume Savuto, che conferisce il suo nome alla valle, origina dalle maestose montagne della Sila e sfocia con grazia nel Mar Tirreno. Lungo il suo percorso, ti aspettano incantevoli panorami di boschi lussureggianti, cascate scroscianti, fiumi sinuosi e antichi borghi che conservano intatto il fascino di un’epoca passata. Conosciuto dagli antichi greci come Ocinarus e dai romani come Sabbatus, il fiume ha svolto un ruolo cruciale in importanti eventi storici.

Tra le gemme della Valle del Savuto, spicca la Cascata di Cannavina, un vero capolavoro naturale che si tuffa da un’altezza di 15 metri in un’acqua cristallina e rinfrescante. La cascata, quasi nascosta tra le rocce, è accessibile attraverso un sentiero agevole, adatto anche ai più piccoli (sebbene non consigliato per passeggini).

Per esplorare ulteriori tesori della valle, ti consigliamo di seguire i sentieri indicati dall’associazione Trekking Savuto Sila, impegnata nella manutenzione e nella segnaletica lungo il fiume.

Tra le opzioni proposte, spiccano tre percorsi principali: il sentiero “Tra Storia e Leggenda”, che inizia a Rogliano e raggiunge la Cascata di Cannavina e il Ponte di Tavolaria  ( costruito al tempo in cui la Calabria fu sotto il dominio spagnolo e risale al 1592 ) su una distanza di circa 5 km; il sentiero “Wild Savuto”, che forma un anello di circa 12 km attraverso boschi e torrenti; e il sentiero dei “Tre Ponti”, un percorso di 20 km che attraversa tre storici ponti, offrendo un’esperienza memorabile tra la storia e la natura della Valle del Savuto.

Il misterioso mondo delle fate del Reventino

Il misterioso mondo delle fate del Reventino

Ci sono storie che aleggiano tra i boschi. Storie e leggende che si tramandano da generazioni in generazioni nate forse per spiegare vicende oscure o per motivare la bellezza di alcuni luoghi. Soprattutto quando incantevoli gioielli della natura spuntano all’improvviso nei più sparuti angoli del territorio. Così avviene anche in Calabria, terra di luoghi “magici” che ipnotizzano per la loro bellezza e rimandano a racconti fiabeschi per descriverne l’origine.
Una di questi luoghi si trova nei boschi del Reventino, area terminale del massiccio della Sila Piccola.
Qui in territorio di Conflenti, nel Lametino, inoltrandosi per i sentieri emerge come d’incanto a “Petra di Fota”, un monolite alto circa 20 metri.
Il fascino fuori contesto e l’imponenza della rupe, ma soprattutto alcune caratteristiche dei suoi lineamenti ne hanno alimentato una leggenda, quella delle fate del Reventino. Osservando attentamente la sommità si denota che la roccia assume la forma di un trono. Sarebbe, secondo quanto si narra in questa parte della Calabria, il trono della regina delle fate che un tempo vivevano quest’area del bosco. E la cavità posta alla base della rupe costituirebbe un’antica e misteriosa grotta chiusa per magia.

Le fate del Reventino, “u monachiallu” e il mito della chiesa inghiottita

La leggenda, nata da queste caratteristiche, racconta che in un tempo remoto le ninfe dei boschi che popolavano la zona decisero di costruire qui una chiesetta. Per questo inviarono “u monachiallu”, un garzone misterioso, che si mise ad assoldare dei muratori per compiere l’opera. Gli uomini iniziarono a realizzare quella struttura ed ogni giorno il garzone portava loro cibi e bevande prelibate – preparati dalle fate – per ringraziarli dell’attività. Tutto sembrava andare nel migliore dei modi, fino a quando gli operai iniziarono a chiedere insistentemente a “u monachiallu” chi avesse preparato quegli squisiti manicaretti. Non potendo tradire le fate, non rivelò l’origine e per questo fu ucciso – in un momento di follia – dai muratori.

Così le fate sparirono come anche il cibo per gli operai – che per questo andarono via – e la chiesetta che stava sorgendo sprofondò sotto terra in un punto che ancora viene chiamata per questo “a fossa da gghiesa”. Stando ai racconti, chiunque si ritrovi in questi luoghi, sentirebbe ancora il suono delle campane di quella chiesetta rimasta incompiuta. C’è chi dice che quelle fate si sarebbero tramutate nelle tante rocce alloctone presenti nella zona, in attesa di risvegliarsi nel momento in cui il Monte Reventino si sarebbe unito a Monte Cocuzzo. Misteri, leggende e fascino che provengono da un luogo che suscita, senza alcun dubbio, forti emozioni.

Calabria: la regione più misteriosa e inesplorata d’Italia

Calabria: la regione più misteriosa e inesplorata d’Italia

Calabria: la regione più misteriosa e inesplorata d’Italia

Un’antica leggenda narra che la Calabria è opera di un Dio molto capriccioso, “che dopo aver creato diversi mondi, si è divertito a mescolarli tutti insieme”.

Effettivamente è molto difficile fornire una sola chiave di lettura per comprendere questa regione disomogenea, che non conosce monotonia e che Corrado Alvaro definì come la “regione più misteriosa e inesplorata d’Italia”.

La Calabria, punta arrotondata dello stivale italico, protesa al centro del mediterraneo, è una vera e propria cattedrale geologica, un luogo di culture che si intrecciano, si condividono, si rispettano.

Con il suo ricco patrimonio storico, culturale ed etnico, questa regione si offre al viaggiatore, anche al più esigente, con una vasta gamma di attrazioni che si coniugano perfettamente con la tradizionale ospitalità delle sue genti. 

La varietà del territorio calabrese, contraddistinto da un clima mite, consente di vivere contemporaneamente, il mare e la montagna in qualsiasi momento.

Il paesaggio è dominato da imponenti massicci montuosi che lambiscono il mare con incantevoli promontori, alternati a litorali sabbiosi bagnati da acque limpide, cristalline.

Alla bellezza del paesaggio si accompagnano le testimonianze di una storia millenaria, che passa per la Magna Grecia e la Calabria Romana, per i luoghi di culto Bizantini, i suggestivi castelli medievali e poi ancora le torri spagnole che puntellano il periplo della regione.

Da sempre oggetto di conquiste per via della sua posizione strategica, per la particolarità del territorio ricco di rilievi e di vegetazione, per la sua natura generosa, la Calabria accolse i coloni Greci, grazie ai quali raggiunse il suo massimo splendore.

La fondazione delle colonie, tra le più potenti della Magna Grecia più tardi dominio romano, ha lasciato moltissime testimonianze leggibili in parchi e siti archeologici. 

Un viaggio in Calabria significa attraversare luoghi senza tempo, rallentare i ritmi quotidiani, ritrovare la semplicità dei gesti lenti e lasciarsi ispirare dai colori, dai profumi e dai sapori forti e temprati, come la gente di Calabria.

Calabria: Cosenza e la sua provincia 

Cosenza, il capoluogo di provincia più a nord della Calabria, sorge sui sette colli, a 238 m di altezza, nella valle del fiume Crati, alla confluenza di quest’ultimo con il Busento, nel cui letto si dice sia sepolto il leggendario tesoro di Alarico.

Per accostarsi all’antica Consentia, che i Bruzi fondarono nel IV secolo a.c., e scelsero come propria capitale, non si può che partire dal suo centro storico, abbarbicato sul colle Pancrazio.

Si percorre in salita il suo corso signorile, tra botteghe, antichi palazzi, facciate maestose, che restituiscono l’atmosfera di una qasba un tempo animata dal commercio degli artigiani e dei viandanti.

Dalla Fontana dei 13 Canali sgorga l’acqua proveniente dall’acquedotto dello Zumpo in Sila; lungo Corso Telesio si trovano la Casa delle Culture e il Duomo del 1100, dichiarato dall’UNESCO “testimone di una cultura di pace”.

Su uno dei sette colli (il Pancrazio) si staglia la figura del castello svevo, imponente fortezza anch’essa millenaria che fu roccaforte di Federico II di Svevia, Imperatore-magnate profondamente innamorato della città.

Definita da molti studiosi come l’Atene della Calabria per il notevole impulso di energie intellettuali autoctone, che le fecero conoscere un periodo di grande prosperità ed espansione tra XV e XVI secolo.

Il Santuario di San Francesco a Paola

Il rapporto tra i Calabresi e la religiosità è strettissimo. In ogni angolo della regione vivono riti e tradizioni legati alla celebrazione del sacro.

Francesco d’Alessio, vissuto qui nella seconda metà del 1400 e proclamato Santo nel 1507, conosciuto in tutta Europa col nome di San Francesco da Paola.

Il prestigioso santuario è meta di pellegrinaggio da tutta Italia. Sorge nella parte alta e collinare della cittadina, in una valle costeggiata da un torrente e ricca di vegetazione.

La basilica antica, in stile romanico, che risale al XVI secolo, è composta da un’ampia aula principale piuttosto spoglia e da un’unica navata laterale a destra che ha il suo culmine nella sontuosa cappella barocca, la quale custodisce le poche reliquie di San Francesco pervenute a Paola.

Nel chiostro del Santuario, chiuso verso l’esterno con vetrate, si trova il roseto del Santo, che costituisce oggi un folto giardino e ospita, lungo le sue pareti interne, affreschi raffiguranti i principali episodi della vita del Santo.

Nei pressi di Paola c’è il sentiero dei miracoli, un percorso tra i boschi in cui le tappe ricordano tra storia e leggenda la vita del santo.

La Riviera dei Cedri

La Riviera dei Cedri si estende lungo il Mar Tirreno, dal Comune di Tortora a nord a quello di Paola a sud, e include anche diverse zone montane a ridosso della costa, sulle pendici dei Monti dell’Orsomarso, catena montuosa del Parco Nazionale del Pollino.

Nell’entroterra valli coltivate a cedro, borghi medievali arroccati e le foreste del Parco del Pollino da cui si gode una vista meravigliosa sul Golfo di Policastro.

Il litorale della Riviera dei Cedri si snoda in 80 chilometri di spiagge. Un rincorrersi di falesie, terrazzi marini, archi e ponti di roccia, montagne pensili con lecci, eriche, lentischi e mirti.

Sabbia finissima e ciottolato, fondali popolati da gorgonie e stelle marine, sono alcune delle caratteristiche che hanno reso Praia a Mare, con il suo castello trecentesco e la cinquecentesca torre di guardia, una delle località turistiche più rinomate della Calabria. L’isola di Dino, a sud del paese, come un grosso cetaeo, emerge dal mare.

L’imponente sperone di roccia, dove vegeta la Primula palinuri, specie protetta fra le più antiche della flora italiana è famoso per le sue grotte suggestive dai nomi fantasiosi. Da Fiuzzi a San Nicola Arcella è un continuo barbaglio di colori tra mare, cielo e terra.

Scalea è a 20 Km da Praia a Mare. Il paesino, le cui origini risalgono al paleolitico, ha un meraviglioso centro storico disposto a gradinate sulla collina, con resti di antiche mura e suggestive viuzze strette e tortuose.

Nell’incantevole specchio di mare compreso tra Amantea e Belmonte Calabro affiorano i due scogli di Isca, già noti ai tempi di Omero, tappa obbligata per chi ama immergersi tra scogliere e madrepore.

Istituita nel 1991 da WWF locale, l’Oasi blu degli Scogli di Isca è un’area protetta che si estende intorno agli scogli inabissati di uno splendido fondale, tappezzato di praterie di posidonia e dove è facile vedere anche delfini e tartarughe Caretta Caretta .

Diamante è nota come la città dei Murales: oltre a un centinaio sono le opere realizzate sulle pareti delle case dei pescatori nel centro storico.

Il Cedro : Oro Verde di Calabria” 

Il Cedro di Calabria appartiene alla specie del Cedro Acido. In particolare quello che si produce nel territorio della Riviera dei Cedri è la cosiddetta Liscia Diamante di Santa Maria del Cedro.

La qualità pregiata che lo caratterizza è dovuta a diversi fattori: alla cura dei cedricoltori, che da generazioni si tramandano l’amore per questa faticosissima coltura e al clima mite. L’economia della Riviera dei Cedri è stata per molti anni legata alla produzione del cedro tanto da attribuirgli l’appellativo di “Oro Verde di Calabria”.

Ancora oggi i rabbini giungono sulla riviera dei Cedri nella stagione della raccolta per scegliere i frutti dell’albero (la varietà “Cedro Etrog” veniva utilizzata come elemento simbolico/religioso già a partire dalla metà del XIX secolo). I frutti, chiusi in cassette di legno, vengono inviati alle diverse comunità ebraiche sparse nel mondo per celebrare il Sukkoth, una delle solennità religiose più importanti del calendario ebraico.

Nella gastronomia tradizionale calabrese è diffusa l’abitudine di impreziosire con l’intenso aroma del Citrus medica pietanze di carne e di pesce, ma soprattutto l’olio. Dalla sua lavorazione si ricavano liquori dolci e sciroppi, marmellate, viene impiegato nell’industria dolciaria come candito, ma può trovare anche utilizzo nell’ambito medico, fitofarmaceutico e cosmetico.

Alla scoperta della Calabria selvaggia, il Canyon “senza nome”

Alla scoperta della Calabria selvaggia, il Canyon “senza nome”

Il Gran Canyon è sicuramente il più famoso paesaggio del mondo; eppure c’è un pezzetto di Arizona anche in Calabria e che ancora non ha un suo nome.

Se volessimo parlare della Calabria magnifica non basterebbero le pagine di un’enciclopedia. Le bellezze della punta dello stivale non sono sempre note: neanche i calabresi conoscono tutte le attrazioni naturali della loro regione.

Una di queste meraviglie è il Canyon Buttisco, conosciuto anche come Canyon di Rocca Boara. In realtà, un suo nome non ce lo ha ancora. Chi conosce la zona lo ha sempre chiamato così, ma geologicamente non ha una denominazione propria.

Al di là della connotazione scientifica, i curiosi che sono riusciti a inoltrarsi in questo gioiello della natura hanno portato come testimonianza foto e racconti.

Sembra che una parte dei canyon più famosi – quelli americani o africani – abbia preferito il clima mediterraneo. Precisamente tra le colline di San Lazzaro, a Motta San Giovanni, in provincia di Reggio Calabria.

I canyon calabresi: una vera e continua sorpresa

Di questa incredibile realtà ne hanno parlato sia Aspromonte Wild sia l’associazione culturale Mistery Hunters. Aspromonte Wild si occupa di escursioni nel territorio aspromontano, alla ricerca di posti incontaminati e selvaggi, mentre l’associazione di Mistery Hunters è alla ricerca di storie e posti pressoché sconosciuti.

Dall’ennesima esplorazione di Aspromonte wild del 2021 nasce l’itinerario del Canyon del Buttisco, una delle vie d’acqua più affascinanti e suggestive degli ultimi anni, una vera ed inaspettata sorpresa tra le colline di Lazzaro, nel Comune di Motta San Giovanni. L’ingresso al canyon ben nascosto dalla Rocca sovrastante la valle toglie il fiato, una vera ispirazione, da godere con tutti e cinque i sensi impiegando più tempo possibile affinché non sfugga nulla, l’incanto delle forme, le prospettive verticali e i mille odori concentrati in pochi metri circondati da vecchie arenarie strapiene di fossili. Le nostre vie d’acqua continueranno attraverso impluvi per raggiungere l’antica mastra di un mulino e percorrerla fino alla vista della Saitta e del Mulino stesso. Escursione adatta a tutti.”

Mistery Hunters: una nuova scoperta in Calabria ancora senza nome

Ecco di nuovo l’Aspromonte delle sorprese… e che sorprese!!! A Lazzaro, nel Comune di Motta San Giovanni, è da poco stato individuato un canyon costituito da una roccia chiara colore ocra, compatta, liscia, slanciata, elegante. Vecchie arenarie piene di fossili creano forme inimmaginabili: è la natura che trionfa. Sembra di essere in Medioriente oppure in Arizona ed invece siamo in Calabria, in un luogo che ancora non ha un nome certificato, infatti c’è chi lo chiama “Canyon del Buttisco” e chi “Canyon di Rocca Boara”.La zona è abbastanza selvaggia e dunque è meglio andarci con guide qualificate e certificate. Non smette mai di stupire la nostra meravigliosa Calabria con i suoi molteplici e meravigliosi luoghi nascosti.